giovedì 5 ottobre 2023

Le "zigune" o norie dell'entroterra ennese: una prima catalogazione

 

Zìguna contrada Camitrici, Pietraperzia

N. 1

37°25'07.3"N 14°12'35.7"E


N. 2

37°25'07.8"N 14°12'41.4"E


N. 3

37°25'06.5"N 14°12'13.9"E




 Zìguna contrada Tardàra, Barrafranca

N. 4

37°23'15.8"N 14°11'07.2"E



 Zìguna contrada San Salvatore, Barrafranca

N. 5

37°22'08.5"N 14°11'47.3"E

Faceva parte del cosiddetto "orto del Signore", ossia della terra (jardinu) di cui era proprietario il Marchese Matteo III Barresi.

Zìguna contrada Albana, Piazza Armerina

N. 6

37°24'11.3"N 14°12'50.8"E

Faceva parte della terra del Monastero benedettino situato poco più a monte, verso sud.

N. 7

37°23'60.0"N 14°12'44.5"E

Ex proprietà Pirrelli, faceva parte della terra del Monastero benedettino situato poco più a monte, verso nord.

Zìguna contrada Rampante, Piazza Armerina

N. 8


37°24'25.6"N 14°12'58.4"E


Di proprietà del dott. Salvatore Spataro, è stata ben restaurata qualche lustro addietro. Il canale di adduzione e la gebbia (vasca) sono ancora intatte. 

Zìguna via Ferreri Grazia, Barrafranca

N. 9

37°22'36.5"N 14°12'00.7"E

Apparteneva alla famiglia Ferreri, proprietari terrieri.

Zìguna via Po, Barrafranca

N. 10

37°22'32.5"N 14°11'53.7"E

Si trovava nel lembo di terra, ormai antropizzata, compreso tra la via Caltavuturo e la via Po. Tale terra apparteneva al monastero dei Francescani del Musciolino.





lunedì 1 maggio 2023

Un abitato inedito in contrada Pozzillo a Barrafranca

 


Fig. 1
Muro, probabilmente di difesa, sul cozzo di Manganaro, territorio di Barrafranca. Vista da valle a monte


   Tra il 1999 e il 2000, con il Gruppo Archeologico "Noymna" di Barrafranca si fece un'escursione in contrada Pozzillo - Cozzo di Manganaro, durante la quale furono notate in cima a quest'ultimo delle mura [1] e due strutture, probabili torrette, separate da una breve scalinata. Sulle pendici, in contrada Pozzillo, si notò anche uno spargimento di frammenti di macine di pietra lavica e di frammenti fittili di cui molte tegole e vasellame di varie epoche: arcaica, ellenistica (nera), romana (sigillata) e araba-medievale. Dopo aver considerato che il sito era stato indicato dallo storico Ligotti, nel momento in cui egli si riferiva alle contrade Galati e Caldarella, proseguimmo le nostre escursioni altrove [2]. Ligotti, per di più, aveva citato la presenza di una delle Ible di Sicilia: Ibla Galeota o Galatina, ma non fornendo indicazioni geografiche precise [3]. Ad oggi, tuttavia, dopo diversi sopralluoghi, dopo aver approfondito la lettura delle opere di Ligotti e dopo aver considerato meglio la toponomastica, siamo in grado di poter affermare che il sito è inedito. Si tratta di un abitato che sorgeva ai piedi di Cozzo di Manganaro per un'estensione di più di un chilometro quadrato. Solamente le strutture presenti in cima a Cozzo di Manganaro furono segnalate dallo scrivente allo storico Liborio Centonze, notando che esse formavano una sorta di piramide forse collegata con quella di Cirumbelli [4]. 
    In un ultimo sopralluogo, compiuto in questi giorni, sono state rinvenute delle mura di un'antica struttura, che testimoniano con più precisione la presenza di un abitato e che attendono scavi ufficiali (coordinate: 37°22'24.6"N 14°10'29.3"E). Nei pressi della struttura, attraversata da una trazzera e dunque soggetta a usura, si possono trovare frammenti di età arcaica e ceramica sigillata romana. Il sito, evidentemente abitato anche in epoca romana, del resto, si trova lungo un diverticolo viario del probabile Itinerarium Antonini, tracciato da diversi studiosi tra cui Ligotti e Sfacteria, che giungeva fino alla mansio di contrada Runzi a Pietraperzia [5]. Infine, sarebbe possibile considerare che la necropoli, presente in contrada Canalotto e indagata da Mariana Cravotta, sia da collegare al sito [6].
    Non rimane che attendere le relative azioni di valorizzazione del sito da parte degli Enti preposti.


Fig. 2
Muro, probabilmente di difesa, sul cozzo di Manganaro, territorio di Barrafranca. Vista da monte a valle

Fig. 3 
Probabile torretta posta a sud, sul cozzo di Manganaro, territorio di Barrafranca.


Fig. 4
Probabile torretta posta a nord, sul cozzo di Manganaro, territorio di Barrafranca.

  Fig. 5
Tracce di mura di un'abitazione antica in contrada Pozzillo, territorio di Barrafranca. Vista est - ovest

Fig. 6
Tracce di mura di un'abitazione antica in contrada Pozzillo, territorio di Barrafranca. Vista sud - nord




Note

[1] Le mura sono a secco e hanno doppia faccia vista con riempimento di pietre di dimensione più piccola (a "emplecton").
[2] Ligotti Angelo, Notizie su Convicino (l'Hibla Galatina sicula, la Calloniana romana), detta poi Barrafranca attraverso nuovi documenti (1091-1529), in ASSO, Palermo, 1958, pp. 5-6.
[3] Ligotti Angelo, Barrafranca (Enna) - Rinvenimenti archeologici nel territorio, in Not. Scavi, 1956, pp. 5, 6, 8 dell'estr.
[4] Centonze Liborio, Il lungo viaggio del megalitico dal Mediterraneo alle Canarie, pubblicazione indipendente, s.l., 2019, pp. 317-320. In tale occasione di riscoperta del territorio, sono stati pure attenzionati il mulino che ricade a valle del sito, vicino al torrente Tardara e il pagghjaru, tipica capanna-rifugio dei contadini.
[5] Sfacteria Marco, Un approccio integrato al problema della ricostruzione della viabilità romana in Sicilia - La via Catania-Agrigento, Oxford, BAR International Series 2883, 2018.
[6]  Cravotta Marianna, Ricerche topografiche nel territorio di Barrafranca (Enna), Tesi di Laurea, Università degli Studi di Catania, A.A. 1973-'74, relatrice prof.ssa Sebastiana Lagona, pp. 41-43.




Autore:
Filippo Salvaggio



Ringraziamenti

Ringrazio tutti i soci dell'ex Gruppo Archeologico "Noymna", lo storico Liborio Centonze e, in particolare, mio fratello Paolo.
 

domenica 21 agosto 2022

Sul lastricato di contrada Cacìci-Torre

 



  Fig. 1
Lastricato ricadente in contrada Cacìci - Torre, territorio di Barrafranca


   Nell'intento di ritrovare l'antico Itinerarium Antonini, asse viario a Catina Agrigentum (da Catania ad Agrigento) risalente al III - IV secolo d.C., è stato effettuato un sopralluogo nel territorio barrese [1], in contrada Cacìci - Torre. Il sito attenzionato per la prima volta si trova alle falde a sud est del monte Torre, nella sotto contrada Cacìci (coordinate geografiche: 37°22'10.2"N 14°13'28.3"E), così denominata per la presenza di diverse carcàre. Si nota immediatamente un lastricato della lunghezza di circa 600 metri e della larghezza di circa 3 metri (vd. figg. 1-3); colpisce la grande somiglianza con i lastricati delle contrade Arcieri e Galati, su cui è già stato pubblicato un articolo [2]: la fattura e i materiali utilizzati combaciano.  
    La strada scende con dolce pendenza a valle verso il torrente Salinella, che costituisce confine tra i comuni di Barrafranca e Piazza Armerina e si dirige verso quest'ultima, passando tra la Villa Romana del Casale e la statio di Sophiana (vd. figg. 4 e 5). Dal punto in cui ci troviamo, andando ancora più a valle, verso sud, si può anche raggiungere l'imponente, leggendario e settecentesco mulino di Quattrova sulla sponda del torrente Brajemi, in uso fino al secondo dopoguerra. Dopo circa 150 metri dall'inizio del lastricato in pietra calcarea biancastra, si possono notare degli interventi di ripristino in pietra arenaria color miele ed esotica, probabilmente proveniente dalle cave di contrada Albana o Canalotto (vd. figg. 6-10). In seguito, continuando a scendere, il basolato assume una forma diversa: ha uno scheletro in pietre intagliate costituito da un dosso interrotto ogni due metri circa da coste ben visibili. In questo tratto, la pietra usata è solamente quella arenaria (vd. figg. 11-13). L'impianto è simile a quello che si trova negli acciottolati settecenteschi del paese di Barrafranca. Proseguendo sempre in direzione Piazza Armerina, si incontra un lungo tratto composto da ciottoli molto probabilmente provenienti dal vicino sito di Cozzo Cuticchio (vd. figg. 14-17). Ad ogni buon conto, è il tratto in pietra calcarea biancastra che attira la nostra attenzione non solo perché molto simile a quelli delle contrade Arcieri e Galati, ma anche perché in un certo punto è possibile osservarlo in sezione per una profondità di quasi un metro (vd. fig. 18). Sembra essere il tratto più antico.
    A ipotizzare l'appartenenza all'Itinerarium, viene incontro lo studio dell'archeologo Marco Sfacteria, il quale ha immaginato per il tratto Sophiana - Calloniana un percorso che dalle pendici di Monte Navone conduce all'altura di Barrafranca, passando a sud e valle di cozzo Cuticchio [3]. Ebbene, il basolato ritrovato si trova nella medesima area, ma a qualche centinaio di metri a nord e a monte di cozzo Cuticchio (vd. fig. 19).
    Il lastricato rientra, inoltre, negli assi viari inseriti nelle mappe antiche. Nella pianta modografica del Catasto borbonico del 1847 è indicato come "strada vetturale che conduce alla comune di Piazza" (vd. fig. 20). Si può notare come essa inizi dal convento di San Francesco, in quella che ancora oggi è denominata "Purtedda di San Marco" e poi scende a valle attraversando i torrenti Setica e Salinella, fungendo in buona parte da limite territoriale tra i feudi Torre e Sfornino. In una seconda pianta, la strada in cui ricade il lastricato è denominata "Strada che guida in Piazza, Caltagirone, ecc..." [5]. Le due città di destinazione menzionate suggeriscono la presenza di un bivio dal quale si poteva andare a sinistra verso la villa Romana del Casale e, a destra, verso Sophiana. In quest'ultima pianta possiamo osservare, in linea con quanto ipotizzato da Sfacteria, che la strada ha un suo prosieguo in quella che va verso ovest e viene denominata "Strada che tende al comune di Riesi". A nord è possibile osservare due masserie, Gambino (nei pressi della quale ha inizio il "Vallone appellato di Setica)  e Guerreri. A sud, a valle, campeggia il mulino di Quattrova. La pianta ci fa riflettere, infine, sul fatto che il comune di Barrafranca sia probabilmente stato una sorta di crocevia. Del resto, non sono un caso la presenza di un dongione normanno, di numerose fonti (prima fra tutte quella del Canale) e di ritrovamenti di varie epoche, inclusa quella romana.
    Si auspicano, infine, ulteriori studi per meglio precisare il sistema stradale del passato: l'intuito ci porta a pensare che sia stato di una certa rilevanza.  



Fig. 2
Lastricato in pietra calcarea ricadente in contrada Cacìci - Torre, territorio di Barrafranca


Fig. 3
Lastricato in pietra calcarea ricadente in contrada Cacìci, territorio di Barrafranca


Fig. 4
Tracciato del lastricato ricadente in contrada Cacìci-Torre su mappa Google con relativa misurazione


Fig. 5
Tracciato in rosso del lastricato di contrada Cacìci-Torre su mappa Google allargata sul territorio circostante ove ricadono i siti di Sophiana e Villa del Casale


Fig. 6
Tracciato del lastricato ricadente in contrada Cacìci-Torre con rifacimenti successivi


Fig. 7
Tracciato del lastricato ricadente in contrada Cacìci-Torre con rifacimenti successivi


Fig. 8
Tracciato del lastricato ricadente in contrada Cacìci-Torre con rifacimenti successivi


Fig. 9
Tracciato del lastricato ricadente in contrada Cacìci-Torre con rifacimenti successivi



Fig. 10
Tracciato del lastricato ricadente in contrada Cacìci-Torre con rifacimenti successivi


Fig. 11
Dorso centrale del lastricato in arenaria ricadente in contrada Cacìci-Torre



Fig. 12
Banchina laterale e coste del lastricato in arenaria ricadente in contrada Cacìci-Torre



Fig. 13
Banchina laterale del lastricato in arenaria ricadente in contrada Cacìci-Torre



Fig. 14
Acciottolato ricadente in contrada Cacìci-Torre


Fig. 15
Acciottolato ricadente in contrada Cacìci-Torre


Fig. 16
Acciottolato ricadente in contrada Cacìci-Torre


Fig. 17
Acciottolato ricadente in contrada Cacìci-Torre




Fig. 18
Sezione del lastricato di contrada Cacìci-Torre creatasi a causa delle acque pluviali


Fig. 19
Carta della US Army del 1943 elaborata da Marco Sfacteria (percorso indicato con le frecce nere) e dallo scrivente (lastricato segnalato con le frecce rosse) 



Fig. 20
Pianta modografica del territorio del comune di Barrafranca del Catasto borbonico. La prima freccia indica il convento di San Francesco e la portella; la seconda il punto in cui inizia il lastricato


Fig. 21
Pianta probabilmente ottocentesca del territorio del comune di Barrafranca. La freccia rossa indica il convento di San Francesco e la portella; la seconda il punto in cui inizia il lastricato


Note

[1] Il sopralluogo è stato effettuato in data 12 agosto 2022 su segnalazione del geologo Egidio D'Angelo.
[2] Cfr. https://antichimonumentipietrini.blogspot.com
[3] M. Sfacteria, Un approccio integrato al problema della ricostruzione della viabilità romana in Sicilia - La via Catania-Agrigento, Oxford, BAR International Series 2883, 2018 pp. 54 e 56.
[4] La pianta modografica del territorio del comune di Barrafranca del 28 febbraio 1847 è pubblicata in: Enrico, Caruso, Alessandra Nobili, a cura di, Le mappe del catasto borbonico di Sicilia. Territori comunali e centri urbani nell’archivio cartografico Mortillaro di Villarena (1837-1853), Palermo, Regione Siciliana, Assessorato dei beni culturali e ambientali e della pubblica istruzione, 2001, pag. p. 492.
[5] A. Casamento, La Sicilia dell'Ottocento. Cultura topografica e modelli cartografici nelle rappresentazioni dei territori comunali. Le carte della Direzione Centrale di Statistica, Edizioni Giada, Palermo 1986, p. 148-9 t. 66. 




Autore:
Filippo Salvaggio



Ringraziamenti

A segnalarmi il lastricato oggetto di studio è stato il geologo Egidio D'Angelo che, oltre a offrirmi interessanti spunti, mi ha accompagnato durante il sopralluogo; lo ringrazio tantissimo e spero assieme a lui che si riesca finalmente a far comprendere che questo nostro entroterra ha un grande passato.
Un particolare ringraziamento va all'archeologo Marco Sfacteria, che si sta impegnando moltissimo per rintracciare il percorso dell'Itinerarium con molta professionalità: confidiamo moltissimo nella sua opera.

venerdì 5 novembre 2021

Le torri sconosciute di Dragofosso e Gazzano e il sistema delle torri nell'entroterra siculo

 Allo stato attuale, manca uno studio riguardante il sistema delle torri o dei fani dell'entroterra siculo. Il presente lavoro vuole essere un inizio per una futura ricognizione, mappatura e valorizzazione delle antiche torri che un tempo costellavano il nostro territorio e che oggi continuano, numerose, ad esistere. Tra queste, anzitutto, vi sono torri già note soprattutto se ricadenti all'interno degli attuali centri abitati: Enna, Piazza Armerina, Barrafranca (1)  etc... Immerse in piena campagna o nei dintorni dei paesi, si stagliano inoltre delle torri, già oggetto di precedenti studi: la torre di contrada Bessimi (2); la torre del telegrafo (3) e la torre esagonale (4) di Pietraperzia; la torre di Pietro e la torre di Renda in territorio di Piazza Armerina; la torre di poggio Pizzuto a San Michele di Ganzaria (recentemente interessata da una campagna di scavi).    

Ulteriori studi e ricerche potrebbero portare ad impinguare il numero delle torri (o fani) già conosciute. Nel presente articolo, in particolare, aggiungiamo due torri completamente sconosciute: la Torre di Dragofosso, in territorio di Aidone, e la torre di Gazzano, in territorio di Mirabella Imbaccari. Veniamo a conoscenza di quest'ultime, grazie a un'attenta osservazione di una mappa geografia del XIX secolo (vd. fig. 1), compilata per la precisione, tra il 1862e il 1876 (5). 

La Torre di Dragofosso (coordinate geografiche 37°22'05.0"N 14°26'45.4"E), a due elevazioni (vd. figg. 2 a, b), è stata recentemente restaurata e presenta all'interno un arco a sesto acuto insistente su un muro di circa un metro di spessore, fatto con pietre di arenaria di una certa mole (vd. figg. 3 a, b, c, d, e, f, g, h). Nei pressi della torre, che in tempi passati fu adibita a locanda, vi è un abbeveratoio esagonale (vd. fig. 4 a, b), sospeso su un panorama spettacolare e ricadente in una terra piena di resti fittili, probabilmente appartenenti a un antichissimo abitato.

La torre di Gazzano (vd. fig. 5), in territorio di Mirabella Imbaccari (coordinate geografiche 37°18'50.7"N 14°24'21.7"E), possiede anch'essa due elevazioni (vd. figg. da 6 a 10) e si trova in un luogo non distante dalla torre Gatta. La vicinanza di entrambe le torri desta curiosità e fa pensare a un luogo da proteggere particolarmente: una strada con dazio? Tale strada poteva essere l'antico Itinerarium Antonini, sorvegliato anche dalla torre precedentemente trattata? In questo senso, è da notare che le torri si trovano nei pressi della villa romana di contrada Rasalgone. Si noti, altresì, che Gazzano è il toponimo di un paese che si trova in provincia di Reggio Emilia: potrebbero esserci collegamenti tra la torre e il paese emiliano?

La risposta a queste domande va rinviata ad ulteriori e più scientifici studi, che vorranno indagare il sistema di comunicazioni del passato (i fani) e la viabilità riguardante i grossi commerci, da difendere e presidiare costantemente sia in epoca romana sia in epoca medievale o rinascimentale.


Fig. 1

Stralcio di una mappa del XIX secolo in cui è indicata la torre di Dragofosso


Fig. 2 a

La torre di Dragofosso prima del restauro


Fig. 2 b

La torre di Dragofosso prima del restauro


Fig. 3 a

La torre di Dragofosso dopo il restauro


Fig. 3 b

La torre di Dragofosso dopo il restauro



Fig. 3 c

Torre di Dragofosso, interno, arco a sesto acuto


Fig. 3 d

Torre di Dragofosso, interno, arco a sesto acuto



Fig. 3 e

Torre di Dragofosso, interno, muro portante dell'arco a sesto acuto


Fig. 3 f

Torre di Dragofosso, interno, muro portante dell'arco a sesto acuto


Fig. 3 g

Torre di Dragofosso, interno, muro portante dell'arco a sesto acuto



Fig. 3 h

Torre di Dragofosso, interno, lastroni del muro portante dell'arco a sesto acuto



Fig. 4 a

Abbeveratoio esagonale nei pressi della torre di Dragofosso



Fig. 4 b

Abbeveratoio esagonale nei pressi della torre di Dragofosso



Fig. 5

Stralcio di una mappa del XIX secolo in cui sono indicate la torre Gatta e la Torre di Gazzano



Fig. 6

Torre di Gazzano, vista esterna foto d'epoca



Fig. 7

Torre di Gazzano, vista esterna



Fig. 8

Torre di Gazzano, vista esterna



Fig. 9

Torre di Gazzano, vista esterna parte retrostante



Fig. 10

Torre di Gazzano, vista esterna parte retrostante





Note


(1) Sul dongione normanno di Barrafranca vedasi il seguente studio dello scrivente: https://anticaconvicino.blogspot.com/2019/03/la-celeberrima-torre-di-convicino.html
(2) Sulla torre di contrada Bessimi vedasi il seguente studio dello scrivente: https://antichimonumentibarrafranca.blogspot.com/2019/01/la-torre-di-contrada-bessimi-in.html
(3) vd. articolo di blog della nota precedente.
(4) Si fa accenno alla torre esagonale di Pietraperzia nel seguente studio: https://antichimonumentipietrini.blogspot.com/ 
(5) vd. https://maps.arcanum.com

 

Ringraziamenti

Si ringrazia per la gentile collaborazione i signori Filippo Pocorobba e Daniele Aranzulla.


Autore: Filippo Salvaggio

sabato 2 gennaio 2021

Le "carcare" del territorio barrese: una catalogazione

L'archeologia industriale del territorio barrese, ad oggi, è stata poco indagata. Per quanto riguarda le carcare, gli storici locali Licata e Orofino accennano l'esistenza di cave di gesso nelle contrade Mintina, Torre, Calabrese, Rocche, Giambattista e Galati [1]. Il prof. Liborio Centonze si è occupato, in particolare, della gessaia di Sitica [2]. Eppure gran parte del territorio barrese è costellato di carcare che, fino agli anni '60 erano ancora in uso e sfruttate da famiglie agiate e preti. In questo spazio, ci occuperemo di fare una prima catalogazione, nella speranza di una futura valorizzazione. Si produceva calce spenta. Solamente in contrada Fontana Cirasu vi era una fabbrica di calce idraulica appartenente a Rocco Ingria.


Carcare di contrada Galati
(coordinate geografiche: 37.347894, 14.137272)

In contrada Galati, a sud e a valle della masseria cd. "Galati nuova" vi è un cozzo in cui affiora tanta selenite tra la roccia calcarea. Diverse sono le carcare presenti in questo sito, alcune delle quali ancora in discrete condizioni altre ormai crollate. Sarebbe ipotizzabile, data la massiccia presenza di carcare, che la masseria fosse a servizio di esse e il proprietario unico. La strada di accesso al sito (non più presente) doveva anche e principalmente essere a valle di esso e, di fatto, è ancora tracciata nelle antiche mappe.

 

























Carcara di contrada Sitica
(coordinate geografiche: 37.376369, 14.221735)


Appartenente al parroco don Calogero Guerreri, la carcara veniva gestita dalla famiglia Pistone. Si tratta della carcara più "intatta" del territorio barrese. 

















Carcare di contrada Bujttu-Cacici
(coordinate geografiche: 37.374308, 14.220034)

Le carcare appartenevano alla famiglia Bonaffini (detti "Pinti"); il sig. Bonaffini Saverio (nostro informatore principale) fu tra gli ultimi gestori. Ancora oggi è visibile la grotta dalla quale si cavava il calcare, che fungeva anche da rifugio.
















Carcara di contrada Mandrazze
(coordinate geografiche: 37.368659, 14.217266)

La carcara veniva probabilmente sfruttata dalla famiglia Romano, di cui un membro fu sindaco di Barrafranca.




Carcara di contrada Cipudda
(coordinate geografiche: 37.370814, 14.218918)

Questa carcara, ormai distrutta, veniva sfruttata da Don Aurelio Giammusso, proprietario anche di villa Agatina.




Carcara di contrada Bessimi
(coordinate geografiche: 37.381266, 14.249943)

La carcara si trova nei pressi della masseria di contrada Bessimi (attuale Museo del Contadino di proprietà di Filippo Giadone) e sarà stata utilizzata per la  sua costruzione, fatta a partire dai precedenti ruderi di una torre-fano. 





Carcara di contrada Bujttu-Gambina
(coordinate geografiche: 37.370390, 14.211485)


Ricadente nel podere attualmente di proprietà del sig. Michelangelo Saldigloria, al momento non vi è memoria alcuna riguardo agli antichi proprietari che sfruttavano questa carcara. Vicino ad essa è ancora presente la grotta dalla quale si ricavava il calcare, il cui ingresso era protetto da una casupola in muratura; probabilmente essa fungeva sia da cava sia da riparo.
 






Carcara di contrada Sitica-Cacici
(coordinate geografiche: 37.375558, 14.223590)

Oggi, la carcara è solo un cumulo di macerie. Non si sa a chi sia appartenuta, forse alla famiglia Tambè.




Carcara di contrada Torre-Sitica
(coordinate geografiche: 37.380752, 14.219238)

Da tempo distrutta, si trovava nell'attuale podere del sig. Angelo Gentile.


Carcare di contrada Torre


A valle dell'incrocio tra le Strade Provinciali 42, 12 e 15, vi erano altre due carcare una delle quali appartenuta a Calogero Ingala, detto Gilirmu.


Carcare di contrada Bujttu-San Nicola
(coordinate geografiche: 37.375997, 14.217526 all'incirca)

Ormai totalmente distrutta, apparteneva al sig. Giuseppe (Pippinu) Faraci, che l'aveva ricevuta in eredità dalla moglie, il cui cognome era Giunta.


Fabbrica di calce idraulica di contrada Fontana Cirasu
(coordinate geografiche: 37.358655, 14.195808)

La fabbrichetta di produzione di calce idraulica apparteneva a Rocco Ingria ed è attualmente abitazione privata della famiglia Bruno.












Note

[1] Licata S., Orofino C., Barrafranca -la Storia - le Tradizioni - la Cultura popolare, pubblicazione indipendente, IV ed., 2018, p. 21.
[2] Centonze L., Navigando i fiumi, Assoro, Novagraf, 2013, vol. I, pp. 334-335.

Ringraziamenti

Le foto delle carcare di contrada Galati sono dell'architetto Dario Cucchiara, che ringrazio così come il geologo Egidio D'Angelo che con l'escursione fatta assieme a Galati mi ha destato l'interesse per le carcare. Ringrazio l'architetto Salvatore Nicolosi per la disponibilità dimostrata in occasione dell'escursione in contrada Bujttu-Gambina. Ringrazio mio fratello per l'apporto e per il supporto durante le escursioni. Ringrazio Luigi Bonaffini e il suo piccolo figliolo Saverio per la compagnia durante uno dei sopralluoghi. Infine, ringrazio il loro congiunto, il compianto sig. Bonaffini Saverio (1940-2020), nonché ultimo dei "carcarara" barresi, alla cui memoria dedico il presente lavoro in quanto egli è stato il principale paziente informatore.